Marco Mone: ecco di cosa si occupa l’Endodonzia.

Tra gli interventi odontoiatrici più frequenti, ma anche che generano più timori nel paziente, la devitalizzazione occupa sicuramente un posto di rilievo.

Quando occorre ricorrere all’Endodonzia? Quali sono i giusti accorgimenti da seguire per non avere amare sorprese? 

L’odontoiatra Marco Mone ci inoltra nel mondo dei canali radicolari e della camera pulpare: è qui che si annidano le infezioni più dolorose.

Intanto, chiariamo subito un concetto: di cosa si occupa l’Endodonzia?

«L’Endodonzia si occupa dei tessuti che sono all’interno del dente, più precisamente della polpa dentaria che si trova sia nella camera pulpare che nei canali radicolari. Le radici dei denti hanno dei canali attraverso i quali passa un nervo: quando si forma una carie su un dente e questa arriva fino alla polpa, i batteri invadono la camera pulpare e, per quanto l’organismo cerchi di reagire mandando più sangue all’interno del dente, si crea iperemia che va a comprimere il nervo e crea dolore, il famoso mal di denti da pulpite».

Cosa occorre fare in questi casi?

«Occorre necessariamente ricorrere all’endodonzia, quindi alla devitalizzazione, quella brutta parola che fa paura che nessuno vuol sentire nominare. Una volta si diceva: tirare il nervo».

Tecnicamente, come avviene l’intervento di devitalizzazione?

«Si ripuliscono la camera pulpare e i canali radicolari con strumenti manuali e meccanici: in altre parole si  svuota il dente della sua polpa, ripulendo il tessuto “sporco” che è stato a contatto con i batteri, si rimuove tutto, i canali si allargano per essere adeguatamente ripuliti e alla fine si sigillano con della resina, che si chiama guttaperca». 

In che punto avviene la devitalizzazione?

«La chiusura della devitalizzazione avviene fino all’apice della radice. Abbiamo delle piccole attrezzature che ci dicono fin dove bisogna sigillare in modo da non dare ai batteri zone in cui colonizzare e quindi creare nuove infezioni».

Cosa accade se non ci si rivolge al dentista in tempo oppure non suona il campanello d’allarme, ossia il dolore?

«Sono casi frequenti. Non sempre ci si rende conto dell’infezione in corso. Che può anche essere dovuta ad una devitalizzazione non eseguita correttamente e che a lungo andare può creare delle reazioni sotto le radici. Con gli anni, questi accumuli di batteri formano dei granulomi apicali».

Cos’è un granuloma apicale?

«E’ una infezione cronica, che è sempre presente ma che vive dei momenti in cui si acuisce e può essere sintomatica e periodi, anche di anni, in cui è asintomatica. Attraverso una radiografia è possibile individuare quest’area di rarefazione ossea sotto la radice del dente non trattato o devitalizzato in modo incongruo».

Si tratta di una infezione che provoca dolore. Come si risolve?

«Il dolore, quando si presenta, è anche forte e può ridursi per qualche ora con un antinfiammatorio ma tende a ripresentarsi. Chiaramente, la zona che alimenta l’infezione, ovvero il canale non trattato o trattato parzialmente, è sempre presente e quindi ciclicamente si ripresenta perchè i batteri tornano a colonizzare la zona all’esterno del dente. L’unico modo per risolvere è ricorrere alla devitalizzazione o al ritrattamento del dente devitalizzato in modo incongruo, per riportare il sigillo fino alla fine della radice».

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